Ci sono state molte defezioni all'ultimo incontro del gruppo di lettura. Sarà stata colpa del caldo o del libro?
L'unica cosa certa è che ai 7 partecipanti all'incontro del 25 maggio, "Suite francese" è piaciuto. L'autrice e la storia esterna di questo libro sono già di per sé argomenti interessanti. Iréne Nèmirovsky era l'unica figlia di una ricca famiglia russa fuggita da Mosca dopo la rivoluzione. Trapiantata in Francia e battezzata cattolica subito prima della Seconda Guerra Mondiale, non ebbe mai rapporti molto rosei con la famiglia tanto che mentre lei fuggiva dalle persecuzioni razziali con marito e figlie, la madre Fanny stava a Nizza disinteressandosi delle sorti della figlia e chiudendo la porta in faccia alle nipoti che cercarono aiuto da lei dopo la guerra. Irene comincia a scrivere giovanissima, guadagna i primi successi con il romanzo David Golder e con racconti pubblicati su varie riviste, diventa famosissima, ma questo non basta a sottrarla alla deportazione e morte ad Auschwitz che avviene nel 1941. Tra il '40 e il '41, nascosta in un paesello con le due figlie, scrive "Suite Francese". Manoscritto che rimane ignoto, chiuso in una valigia, per 50 anni fino a che la figlia maggiore Denise non trova il coraggio di leggerlo e di farlo pubblicare.
Il libro è diviso in due parti. La prima, "Tempesta di giugno" racconta la fuga dei francesi nel giugno 1940 di fronte all'avanzata delle truppe tedesche attraverso le vicissitudini di alcuni personaggi che rappresentano un po' tutte le tipologie umane. La seconda "Dolce", è un romanzo breve che racconta la storia di Lucile, una moglie con il marito prigioniero, che si innamora dell'ufficiale tedesco che si installa nella loro casa durante l'occupazione del paese. Una storia che porta a riflettere sull'umanità degli invasori e sull'onestà dai rapporti umani.
"Suite francese" doveva essere una "sinfonia" composta da 5 romanzi, ma la scrittrice non visse abbastanza a lungo per completare gli altri 3.
A tutti noi sono piaciuti le tematiche, lo stile, i personaggi, ognuno di noi ha parlato sottoscrivendo in pieno quanto aveva detto chi aveva parlato prima di lui e aggiungendo ogni volta qualche riflessione personale. Per esempio Renato ha fatto notare che i Michaud, i due impiegati di banca, sono i personaggi più belli del libro. A Gela invece è piaciuta molto la descrizione del gatto dei Péricands che per la prima volta va a caccia assaporando il gusto della libertà. Elaine e Patrizia hanno fatto notare come nel libro la guerra in sé sia lasciata ai margini della storia, poiché è soprattutto l'occupazione la tematica del libro. Helga ha letto un passaggio del libro in cui si dice che l'occupazione è peggio della guerra.
Il dibattito si è concluso con una domanda di Helga: come mai la Némirovsky in questo romanzo non parla degli ebrei? Sarà stata una scelta dettata dalla paura oppure la scrittrice voleva estraniarsi da questa tematica? Difficile trovare una risposta...
Ci si rivede mercoledì 29 giugno con "L'isola di Arturo" di Elsa Morante, ultimo appuntamento prima delle vacanze estive.
L'unica cosa certa è che ai 7 partecipanti all'incontro del 25 maggio, "Suite francese" è piaciuto. L'autrice e la storia esterna di questo libro sono già di per sé argomenti interessanti. Iréne Nèmirovsky era l'unica figlia di una ricca famiglia russa fuggita da Mosca dopo la rivoluzione. Trapiantata in Francia e battezzata cattolica subito prima della Seconda Guerra Mondiale, non ebbe mai rapporti molto rosei con la famiglia tanto che mentre lei fuggiva dalle persecuzioni razziali con marito e figlie, la madre Fanny stava a Nizza disinteressandosi delle sorti della figlia e chiudendo la porta in faccia alle nipoti che cercarono aiuto da lei dopo la guerra. Irene comincia a scrivere giovanissima, guadagna i primi successi con il romanzo David Golder e con racconti pubblicati su varie riviste, diventa famosissima, ma questo non basta a sottrarla alla deportazione e morte ad Auschwitz che avviene nel 1941. Tra il '40 e il '41, nascosta in un paesello con le due figlie, scrive "Suite Francese". Manoscritto che rimane ignoto, chiuso in una valigia, per 50 anni fino a che la figlia maggiore Denise non trova il coraggio di leggerlo e di farlo pubblicare.
Il libro è diviso in due parti. La prima, "Tempesta di giugno" racconta la fuga dei francesi nel giugno 1940 di fronte all'avanzata delle truppe tedesche attraverso le vicissitudini di alcuni personaggi che rappresentano un po' tutte le tipologie umane. La seconda "Dolce", è un romanzo breve che racconta la storia di Lucile, una moglie con il marito prigioniero, che si innamora dell'ufficiale tedesco che si installa nella loro casa durante l'occupazione del paese. Una storia che porta a riflettere sull'umanità degli invasori e sull'onestà dai rapporti umani.
"Suite francese" doveva essere una "sinfonia" composta da 5 romanzi, ma la scrittrice non visse abbastanza a lungo per completare gli altri 3.
A tutti noi sono piaciuti le tematiche, lo stile, i personaggi, ognuno di noi ha parlato sottoscrivendo in pieno quanto aveva detto chi aveva parlato prima di lui e aggiungendo ogni volta qualche riflessione personale. Per esempio Renato ha fatto notare che i Michaud, i due impiegati di banca, sono i personaggi più belli del libro. A Gela invece è piaciuta molto la descrizione del gatto dei Péricands che per la prima volta va a caccia assaporando il gusto della libertà. Elaine e Patrizia hanno fatto notare come nel libro la guerra in sé sia lasciata ai margini della storia, poiché è soprattutto l'occupazione la tematica del libro. Helga ha letto un passaggio del libro in cui si dice che l'occupazione è peggio della guerra.
Il dibattito si è concluso con una domanda di Helga: come mai la Némirovsky in questo romanzo non parla degli ebrei? Sarà stata una scelta dettata dalla paura oppure la scrittrice voleva estraniarsi da questa tematica? Difficile trovare una risposta...
Ci si rivede mercoledì 29 giugno con "L'isola di Arturo" di Elsa Morante, ultimo appuntamento prima delle vacanze estive.