martedì 10 settembre 2013

Incontro del 28.08.2013 - Metà di un sole giallo

In un certo senso “Metà di un sole giallo” di Chimamanda Ngozi Adichie prosegue direttamente la nostra lettura del mese di giugno: Come nel romanzo “Il crollo” di Chinua Achebe anche questa volta la storia si svolge in Nigeria. E anche questa volta l’autore (o meglio: l’autrice) è di etnia Igbo e ci racconta le vicissitudini drammatiche in cui è coinvolto il suo popolo. “Metà di un sole giallo” è un libro che narra le storie di alcune famiglie nigeriane sullo sfondo della guerra del Biafra (1967-1970).
I protagonisti sono diversi: ci sono le sorelle/gemelle Olanna e Kainene (di famiglia ricca e corrotta, ma molto diverse tra di loro), c’è Odenigbo (docente universitario “rivoluzionario”), c’è lo scrittore (fallito) inglese Richard e – soprattutto – c’è Ugwu, ragazzino tredicenne che viene dalla campagna per lavorare in città come “house boy” da Odenigbo . Ma infondo è Ugwu il vero protagonista del romanzo.
In casa dell’intellettuale “padrone” non impara solo a cucinare, ma anche a leggere e scrivere e a pensare con la propria testa. Pian piano si trasforma in scrittore e documenta in una specie di diario (che Ngozi Adichie usa come piccolo “libro nel libro”) lo svolgimento della guerra civile nigeriana. È stata una delle guerre più dure che si siano mai viste in Africa. Come scopo aveva l’indipendenza (mai raggiunta) della parte orientale del paese, chiamata “Biafra” e abitata soprattutto da Igbo.  Milioni di persone sono morte in questo conflitto tra etnie nigeriane, ferocemente massacrate e anche per fame. 
Infatti, i più “vecchi” dei presenti all’incontro del GDL ricordavano benissimo le immagini televisive che in quegli anni facevano vedere bambini africani moribondi, con capelli color arancione, magrissimi, con tutte le ossa fuori ma – come sindrome della malnutrizione – con degli addomi enormi, gonfi. “La fame del Biafra” era diventata per noi Europei quasi un sinonimo di povertà e morte. E molti genitori dicevano ai loro figli, quando facevano gli schizzinosi con il cibo, frasi come: “Mangia che in Africa muoiono i bambini…!”
Non tutti nel GDL erano proprio entusiasti da questo romanzo. Chi trovava noiosa la storia dei personaggi stessi (quasi tutti di media/alta borghesia), chi era irritato dal “libro nel libro” e dai frequenti salti di tempo nella narrazione, e chi trovava il racconto un po’ troppo “di parte” (motivi, colpe e svolgimento della guerra civile vengono raccontati chiaramente dal punto di vista degli Igbo). Ma in fondo siamo stati tutti contenti di averlo letto. Perché finalmente la parola “Biafra” non è più soltanto un luogo comune per dire “fame in Africa”. Finalmente siamo in grado di inserire questa parola in un quadro storico-politico. E forse ci aiuta anche a capire (o almeno immaginare) le cose terrificanti che ancora oggi succedono nei vari conflitti armati in Africa e in Asia e di cui – purtroppo – quasi giornalmente ci raccontano gli inviati di tv, radio e quotidiani.
Per concludere il nostro “ciclo di letteratura africana” manca ancora un libro: “Niketche – una storia di poligamia” di Paulina Chiziane.  Purtroppo è di difficile reperibilità, e così abbiamo deciso di posticiparlo al mese di ottobre. Per il mese di settembre invece abbiamo scelto una lettura “svago”: il giallo di Fruttero+Lucentini “La donna della domenica”.  Buona lettura!!!
(Helga per il Gruppo di Lettura