lunedì 14 aprile 2014

Incontro del 26.03.2014 - La tigre bianca

La Tigre Bianca di Aravind Adiga, edito da Einaudi, ha concluso questo ciclo di letture indiane, non senza una vivace discussione (e niente dolci, stavolta!).
Balram Halwai è un ragazzino appena più fortunato dell’Animal dell’omonimo romanzo: cammina diritto e ha una mezza famiglia ma, nonostante la brillante intelligenza, viene strappato presto alla scuola per servire nei chioschi, come si addice alla casta dei pasticceri da cui proviene. Tenendo occhi e orecchie bene aperti, riuscirà tuttavia in un tempo relativamente breve ad affrancarsi dalla sua misera condizione, divenendo prima autista e poi imprenditore: le 232 pagine de La Tigre Bianca sono il racconto spietato di questa “darwinistica” scalata in cui sbranare è il solo modo di non essere sbranati.
E’ stata, per l’appunto, l’amoralità del protagonista a generare nel gruppo reazioni emotive talvolta sin troppo partecipi: nel discutere, abbiamo dovuto tenere a mente che non di giudicare il personaggio si trattava, ma di valutare il romanzo nel suo complesso. Balram è “una brutta persona”, ha detto Helga, e non si può che concordare: tuttavia, non si può prescindere dall’ambiente da cui proviene e dalle sue leggi spietate, da quelle leggi non scritte che da sempre dividono Luce e Tenebre – per dirla come in India -, Ricchezza e Povertà, Potere e Sudditanza. Eppure, proprio per questo determinismo senza via di scampo, è difficile tracciare, mentre si legge questo racconto, un confine netto tra Bene e Male, è difficile perché il libero arbitrio non sembra alla portata di chi può solo scegliere tra miseria e cinismo. La massa degli oppressi è chiusa, spiega Balram, in una Stia per Polli da cui non sembra voler uscire, semplicemente perché essa corrisponde, in un certo senso, ai confini del mondo conosciuto; nelle ultime pagine, il piccolo Dharam sembra promettere con una perfida strizzatina d’occhio di tenere viva e funzionate la catena della sopraffazione…
Piuttosto saturi delle umane miserie, nel prossimo ciclo di letture andremo in cerca di un po’ di “aria fresca”, con una serie di titoli proposti dai vari partecipanti.
(Claudia per il Gruppo di lettura)

1 commento:

Helga ha detto...

E' vero, a me questo libro non è piaciuto. Non perché il protagonista è "una brutta persona", ma perché non mi è piaciuto come è scritto. In un buon libro non cerco necessariamente il "buon personaggio". Se penso a "Bel ami" di Guy de Maupassant (che abbiamo letto nel nostro GDL ben 7 anni fa) ricorderò sempre questo protagonista ambizioso, infame e spregievole, ma anche la bellezza della scrittura. "Bel ami" per me resta uno dei bei libri più belli che abbiamo letto in questi anni nel GDL. "La tigre bianca" invece non mi piaceva pur trovandoci delle notizie molto interessanti sull'India. Ma non amo i romanzi epistolari, e poi - secondo me - la violenza e malvagità non sono semplicemente descritti (come in "Bel ami") ma celebrati e in un certo senso anche glorificati. E questo mi ha dato molto fastidio.