Ci si rivede a gennaio.

Nel 2006, per la prima volta nella storia, l'Accademia Svedese assegnò il Nobel per la Letteratura a uno scrittore di nazionalità Turca: Orhan Pamuk. Era uno scrittore pressoché sconosciuto qua da noi e la biblioteca "Carla Carloni" di Ziano non aveva in catalogo nessuno dei suoi libri ma, in seguito al conferimento del premio, provvide prontamente ad acquistarne qualcuno. Quell'anno, in occasione della "pausa natalizia" ciascun membro del gruppo di lettura si portò a casa un libro di Pamuk e se ne discusse all'incontro di gennaio del 2007. Le reazioni furono le più svariate ma tutti in particolare rimasero colpiti dall'ambientazione dei romanzi, dal fascino della Turchia e di questa città, Istanbul, divisa tra due continenti. Pamuk scrive: "Ho trascorso la mia vita ad Istanbul, sulla riva europea,nelle case che si affacciavano sull'altra riva, l'Asia. Stare vicino all'acqua, guardando la riva di fronte, l'altro continente, mi ricordava sempre il mio posto nel mondo, ed era un bene. E poi, un giorno, è stato costruito un ponte che collegava le due rive del Bosforo. Quando sono salito sul ponte e ho guardato il panorama, ho capito che era ancora meglio, ancora più bello di vedere le due rive assieme. Ho capito che il meglio era essere un ponte fra due rive. Rivolgersi alle due rive senza appartenere". Difficile rimanere indifferenti davanti a una riflessione tanto profonda. Così nacque l'idea di un viaggio a Istanbul. Ci vollero alcuni mesi per riuscire a organizzare tutto e poi il 31 di ottobre del 2007 siamo partiti in 5 per questa avventura che ci ha portato alla scoperta della città del premio Nobel turco in 6 giorni. Il viaggio è stato organizzato tramite prenotazioni online senza il supporto di agenzie e la città è stata esplorata con cartina e guida Lonely Planet alla mano. Tra moschee e bazar, fortezze e ristoranti tipici, musei e hammam, crociere e librerie abbiamo vissuto un'esperienza davvero straordinaria.
Il libro in programma per la serata era Stramonio di Ugo Riccarelli. La storia narra le vicende di un ragazzo appena maggiorenne che tenta di trovare il suo posto nel mondo fra varie difficoltà e alla fine riesce a farsi strada nella vita grazie ad un lavoro che non molti sarebbero disposti a fare: lo spazzino, o come si dice oggi, l’operatore ecologico. Il libro è piaciuto alla maggioranza delle persone presenti l’altra sera, fatta eccezione per Renato che l’ha definito un libro inutile, Helen secondo la quale il libro era troppo superficiale e pieno di cliché, ed Helga che l’ha letto tutto solo perché era corto, ma che l’ha trovato kitsch, una favola superficiale che non le ha trasmesso alcunché. Patrizia M. invece l’ha apprezzato molto e ha persino trovato un aspetto poetico nella spazzatura, tanto più che si tratta di un tema originale. Tutti erano concordi sul fatto che lo stile narrativo fosse molto semplice e questo ha contribuito a rendere più scorrevole la lettura. Secondo Patrizia P. il libro nel suo complesso va inteso come una metafora, e il fatto che i vari episodi fossero stringati è stato voluto dall’autore, affinché ognuno potesse trarne le proprie personali considerazioni. Marinella ha apprezzato molto lo stile e la figura del protagonista che le ricordava una persona di sua conoscenza. Michela invece ha posto l’accento sul tema del consumismo che anche secondo me è il fulcro del romanzo: siamo una società abituata al benessere e quindi allo spreco. Quando una cosa non ci serve più o non è più conforme ai nostri desideri, la gettiamo, senza preoccuparci di quello che avverrà dopo, perché tanto qualcuno se ne occuperà per noi. E tutto questo è visto attraverso gli occhi del protagonista che incarna il cliché del diverso, dell’incompreso, al quale niente riesce facile ma che continua comunque ad andare avanti.
Terminata la discussione sul libro, Helga ci ha parlato del Gruppo di Lettura di Castel San Giovanni, un gruppo nuovo che ha ancora bisogno di rodaggio e che l’aveva invitata ad uno dei loro incontri. Per chi volesse partecipare, il prossimo appuntamento a Castello, sarà alla Biblioteca di Villa Braghieri, Sabato 26 Giugno alle h. 10.00.
Su proposta di Patrizia P. abbiamo invece deciso di ritrovarci tutti in pizzeria, prima dell’arrivo delle vacanze estive. L’appuntamento è fissato per venerdì 11 Giugno h. 20.00 presso la pizzeria Bellaria a Creta.
Il prossimo incontro prima della pausa estiva sarà mercoledì 30 Giugno con "Il Paradiso degli orchi" di Daniel Pennac, proposto da Graziella.
Buona lettura a tutti.
Lorena per il GDL
Il libro in programma per questa sera era La biblioteca sul cammello di Masha Hamilton. La storia parla di una ragazza americana che, insoddisfatta della propria vita, decide di partire per l’Africa per sviluppare un progetto di biblioteca itinerante. Tutti sono riusciti a leggerlo e quasi tutti, tranne Daniela che l’ha finito con difficoltà, hanno trovato il libro gradevole. Per qualcuno il libro, pur essendo interessante, non ha sufficientemente sviluppato alcuni punti che avrebbero meritato un approfondimento (Michela e MariaTeresa), ad esempio il rapporto fra le diverse culture. Patrizia Palma ha buttato lì l’idea che forse questa superficialità era intenzionale, creata proprio per dare la possibilità al lettore di ragionare per conto proprio ed eventualmente di approfondire. Graziella invece ha apprezzato moltissimo la sensazione di libertà suscitata in lei dalla descrizione del modo di vivere di queste persone: erano infatti popolazioni nomadi, che possedevano pochissime cose e quindi non legate a nulla, libere di spostarsi in qualsiasi momento. Patrizia Palma allora ha fatto notare che è vero che godevano di questa libertà, ma allo stesso tempo erano soggetti alle leggi della tribù che, in alcuni casi, si sono rivelate molto costrittive. Da lì la conversazione ha iniziato lentamente a spostarsi su altri binari e a farsi più appassionata: siamo infatti passati a parlare del rapporto che ci può essere tra due culture diverse; Graziella sosteneva che noi occidentali non possiamo esportare il nostro stile di vita e la nostra morale ed imporli ad altri popoli, anche se come diceva Patrizia Molinelli, non si può nemmeno stare a guardare senza fare niente, quando per mancanza di conoscenza o per cultura queste persone vengono assoggettate ad usanze davanti alle quali noi civilizzati rabbrividiamo. Parlando della lapidazione ad esempio, si rifletteva sul fatto che sia un’usanza barbara, primitiva, ma personalmente ritengo che anche il modo in cui noi occidentali comminiamo le pene di morte fra 500 anni potrebbe essere considerato “primitivo”; mi sembra che sia una questione di forma e di cultura. Dato che quella sera eravamo tutte donne, era inevitabile che si finisse a parlare della condizione femminile in questi paesi “arretrati”! Subito ci siamo scaldate parlando dello sfruttamento sessuale di queste donne-bambine, che, per pochi soldi, vengono messe a disposizione dei turisti occidentali. E a questo punto, con sgomento, ci siamo chieste: ma è mai possibile che questi pervertiti siano così tanti? Ma da che cosa dipende? Dall’educazione? Da tare mentali? Dall’ambiente, o da più fattori messi insieme? Purtroppo siamo rimaste senza risposta, con molti dubbi e tanto disgusto. Vista la piega che aveva preso il discorso, abbiamo preferito alleggerirci un po’ e come sempre siamo passate al dolce, anzi ai dolci, dato che c’era un bis di torte: una crostata dell’impareggiabile Daniela, e una fatta dalla mamma della Lina per il suo compleanno. E così, fra fette di torta e spumante, ci siamo date appuntamento per il 17 Aprile per chi vorrà partecipare alla gita che faremo alla Certosa di Pavia e per tutti gli altri, per l’ultimo mercoledì di Aprile con Le Ceneri di Angela.
Lorena per il GdL