Seconda “puntata albanese” per il nostro Gruppo di lettura: “La
mano che non mordi” di Ornela Vorpsi. Un libro corto (solo 86 pagine), senza
una trama vera. Più di un “romanzo” (come sostiene la casa editrice in quarta
di copertina) è una raccolta di ricordi, di emozioni, di spaesamenti vissuti e
sofferti.
Ornela Vorpsi è nata a Tirana nel ’68, ha studiato Belle
Arti in Albania e dal ’91 anche a Brera, Milano. Oggi vive e lavora a Parigi. “La
mano che non mordi” è un racconto
autobiografico di una generazione di albanesi che hanno lasciato il loro paese
dopo la fine della dittatura di Enver Hoxha, ma anche di molti giovani di altri
stati balcanici dopo il crollo dei regimi comunisti.
In “La mano che non mordi” l’autrice/narratrice intraprende
un viaggio per far visita ad un amico malato a Sarajevo. E lì si rende conto dello
straniamento della sua situazione: di essere sempre “la balcanica” quando sta
in Occidente, ma di non fare più parte neanche della “sua gente” quando la incontra. La Vorpsi ci
racconta in modo semplice, spesso caustico, i sentimenti di alienazione che
colpiscono il migrante che torna al proprio paese di origine dopo aver vissuto
all’estero.
Ai partecipanti del nostro GDL il libro della Vorpsi è
piaciuto, anche se non ci ha entusiasmati. Eravamo tutti d’accordo che è una bella
introduzione all’argomento “migrazione”. Ma anche che in fondo tutti noi
preferiamo un diverso stile di narrazione: più trama, più storia.
Terzo e ultimo libro del nostro mini-ciclo albanese: “L’amore
e gli stracci del tempo” di Anilda Ibrahimi, di cui parleremo a fine novembre.
(Helga, membro del GDL CoLibri)