La serata, a dir la verità, è stata un po’ confusa e dispersiva (forse anche per mea culpa).
Pertanto, pur non essendo amante dell’ordine e della disciplina, suggerisco di adottare una qualche “misura cautelare” per la prossima volta, ma, come Seneca, ìndico solamente la strada e passo la palla ai più rigorosi.
Il libro in programma era La valle dell’Eden di John Steinbeck (opportunamente introdotto da Mariella la volta precedente). La discussione è stata piacevolmente interrotta da interessanti divagazioni (che spaziavano dalla Francia ai ricci e a morbi di vario genere) e deliziata dalla strepitosa torta di Emiliana. Vediamo se riesco a ricucire le fila…
Dunque, se non ricordo male, dei tredici presenti in quattro l’avevano già letto. Di questi quattro: due si sono dedicati ad altre amene letture, gli altri due l’hanno riletto con piacere. C’è poi chi l’ha preso in prestito con tutti i buoni propositi di questo mondo, senza, però leggerlo; chi avrebbe voluto prenderlo in prestito, ma non l’ha trovato; chi ha letto i primi capitoli; chi è arrivato quasi alla fine…l’unica ad aver intrapreso la lettura ex novo portandola termine, e con entusiasmo, è stata Patrizia.
La valle dell’Eden (Oscar nel 1962) si può considerare il compendio della carriera letteraria di Steinbeck, egli stesso afferma “Penso che tutto ciò che ho scritto è stato, in qualche modo, di preparazione a questo.”. Una saga familiare che vede come protagonisti non solo gli Hamilton (famiglia probabilmente ispirata a quella vera del nonno materno) e i Trask, ma anche la Salinas Valley, terra madre dello scrittore.
Il libro, o quanto meno l'idea del libro, ha entusiasmato tutti ed ha riscosso un gran successo, sicuramente per il linguaggio scorrevole, le vicende coinvolgenti e le descrizioni minuziose, ma soprattutto per l’approfondimento dei sentimenti, delle emozioni, dei pensieri, delle passioni e delle paure di ogni essere umano: un libro epico, le cui vicende scorrono davanti agli occhi del lettore come fotogrammi; la terra e i personaggi sembrano prender vita. Tutti hanno confermato l’ipotesi che Cathy fosse un mostro, e Adam, per chi ha letto il libro interamente, alla fine non è poi parso così buono come sembrava. Senza dubbio il personaggio che emerge più degli altri è proprio Cathy che, crudele e spietata, rimarrà mostro fino alla morte (se non altro era coerente).
Alla fine dell’incontro Patrizia ha introdotto il libro successivo Di là dal fiume e tra gli alberi di Hamingway di cui ha anche letto una breve biografia.
Concludo citando Steinbeck: “La cosa preziosa giace nello spirito individuale dell’uomo”.
A presto e buona lettura!
p.s. Chi va alla fiera del libro? Se tutto va bene, io dovrei essere a Torino da venerdì a domenica. Potremmo metterci d’accordo per fare il viaggio assieme e/o incontrarci direttamente là.
(Claudia per il gruppo di lettura)