Dalla postfazione di Peter Cameron: "William Stoner ha una vita che sembra essere assai piatta e
desolata. Non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da
Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato, mantiene lo stesso lavoro
per tutta la vita, per quasi quarant'anni è infelicemente sposato alla stessa
donna, ha sporadici contatti con l'amata figlia e per i suoi genitori è un
estraneo, per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in
gioventù. Non sembra materia troppo promettente per un romanzo e tuttavia, in
qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner
una storia appassionante, profonda e straziante. Come riesce l'autore in questo
miracolo letterario? A oggi ho letto Stoner tre volte e non sono del tutto
certo di averne colto il segreto, ma alcuni aspetti del libro mi sono apparsi
chiari. E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite
emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione
e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. È il caso che
abbiamo davanti. "
"Stoner" di John Williams, il "nostro" libro del mese di settembre, è stato pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1965. Era una specie di flop, all'epoca ha venduto solo duemila copie. Solo nel 2003 è stato ripubblicato e grazie al passaparola nei social media è diventato un best seller mondiale.
Anche ai partecipanti del nostro GDL di settembre è piaciuto.
Williams ci mostra il protagonista del suo romanzo come una figura autentica e diretta. Alle
imposizioni e alle ingiustizie della vita, Stoner si oppone con un
atteggiamento stoico e con una sorta di tolleranza. Il nostro gruppo era diviso però sulla questione se trovarla ammirevole o oltraggiosa. Perché con solo un po' più di egoismo, su questo eravamo tutti d'accordo, la vita di Stoner sarebbe stata molto più felice.
Prossimo incontro a fine ottobre, parleremo di "Pastorale americana" di Philip Roth
(Helga, membro del GDL "CoLibri")
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