giovedì 2 settembre 2010

Incontro del 25 Agosto 2010 - Jezabel

Dopo la pausa estiva del mese di Luglio, stasera ci siamo ritrovati per discutere del libro in programma che era Jezabel di Irene Nemirovsky. Diverse persone erano assenti, probabilmente ancora impegnate con gli ultimi scampoli delle vacanze, ma la discussione si è rivelata come sempre appassionata e appassionante. Il libro è piaciuto a tutti i presenti: tutti hanno apprezzato lo stile della scrittrice e la trama che si è andata dipanando a ritroso. Il libro racconta la storia di una donna bellissima e ricca la cui unica preoccupazione nella vita era quella di sentirsi sempre desiderata e ammirata dagli uomini. Questo desiderio era così forte in lei da spingerla persino all’omicidio pur di non rivelare a nessuno la sua vera età. Helen ha letto che la Nemirovsky si è ispirata alla propria madre come modello per la protagonista e nonostante il libro le sia piaciuto, ha trovato un po’ troppo ripetitiva l’enfasi data a questa ossessione per la bellezza. Per Helga la figura della protagonista è decisamente antipatica, ma il libro è scritto talmente bene che le è piaciuto moltissimo. Renato conosceva già il libro, avendolo letto diversi anni fa: secondo lui l’argomento trattato è decisamente attuale, cioè il rifiuto di invecchiare, che spinge così tanta gente a nascondere il normale decadimento fisico dietro una serie di mascheramenti. Da rilevare anche la condanna inflitta a questa donna; sebbene lei si sia dichiarata colpevole e non abbia fatto o detto nulla per difendersi, le viene comminata una pena lieve e questo è dovuto al fatto che mentre lei è una donna bella, ricca e famosa, la vittima è un poveretto, senza mezzi e sconosciuto. Renato trova che questa sia un’enorme critica che la Nemirovsky fa alla società capitalista, una società in cui conta più l’apparire che l’essere. Il libro era stato proposto da Daniela, alla quale chiaramente è piaciuto molto, anche se è rimasta delusa dal finale. Personalmente ho apprezzato molto questo libro: è scritto molto bene e il modo in cui la storia si va delineando è intrigante. La protagonista mi ha ispirato compassione e pena, perché mi ha dato più volte l’impressione che si rendesse conto che il suo comportamento non fosse “normale”, ma questa ossessione per lei era così forte da non riuscire a contrastarla, nemmeno quando erano in gioco la vita di sua figlia e di suo nipote. Sono state proprio le pagine in cui la figlia lottava con sua madre per essere libera di sposarsi e di mettere al mondo il figlio che portava nel grembo, che hanno colpito Lina; le ha trovate piene di rabbia, terribili. Forse l’unico rapporto normale che questa donna aveva avuto in vita sua era quello con il marito, che sapeva come gestirla. Marinella ha apprezzato molto il libro, ma anche lei ha trovato pesante questa ossessione continua per la bellezza. Le è sembrato inumano il fatto che la protagonista abbia potuto assassinare il proprio nipote. Milena si è trovata d’accordo con tutto quello che era già stato detto e si è posta una domanda: questa donna è da giustificare o da condannare? La risposta unanime è stata né una cosa né l’altra. Infine Emiliana ha fatto notare che l’unico valore per questa donna era la bellezza, così come per altre persone può essere il denaro o il potere, ma queste sono tutte cose effimere, che non riescono portare la felicità. Da qui il discorso si è ampliato e ci siamo ritrovati a parlare degli uomini che arrivati a sessant’anni si mettono con delle giovincelle che potrebbero essere le loro figlie o addirittura le nipoti. Mentre alcuni lo fanno per potersi sentire giovani e magari invidiati, per altri si tratta della prima possibilità nella loro vita di stare con una donna, perché soffocati da madri troppo possessive che non gli hanno concesso di avere una vita normale. Così, arrivati ad una certa età, questi uomini si accasano perché non sono capaci di stare da soli e chiaramente lo fanno con più facilità grazie a tutte queste ragazze dell’est venute qui in cerca di benessere. La discussione è poi proseguita per altre strade che comprendevano i personaggi dello spettacolo, i tatuaggi, il piercing e i figli adolescenti, ma preferisco fermarmi qui. Interessante invece è stato il fatto che tutti i presenti avevano letto il libro, per cui siamo rimasti a bocca asciutta, non c’erano torte, né biscotti, nemmeno un cioccolatino da sgranocchiare! L’unico che avrebbe dovuto portare qualcosa, non avendo letto il libro, non era al corrente della nostra usanza; infatti c’è stata una new entry, il Sig. Piero della Calcinaia. Abbiamo subito provveduto a metterlo al corrente degli usi e costumi del Gruppo di Lettura, per cui restiamo in attesa della prossima serata per vedere quale pegno porterà. L’appuntamento è per mercoledì 29 Settembre con Il fu Mattia Pascal di Pirandello. Buona lettura!

(Lorena per il Gdl)

6 commenti:

Lina ha detto...

Questa serata è stata davvero una delle più appassionanti tra quelle cui ho patecipato, e il libro tra i più belli tra quelli letti nei quasi 2 anni che faccio parte del GDL, un libro strano, all'inizio quasi noioso, poi mi ha preso tantissimo e nonostante fossi in ferie, quindi propensa a letture più leggere, mi ha appassionata e l'ho praticamente divorato, un pò l'intrigo di scoprire il perchè dell'ostinazione della protagonista di dichiararsi ostinatamente colpevole, e poi una volta scoperto del nipote volevo avere la conferma dei mie sospetti circa chi fosse il ragazzo ucciso... Come ho detto la stessa sera mi ha quasi terrorizzata il passo in cui la figlia le chiede il permesso di sposarsi, e le dice poi del bambino, le risposte e gli atteggiamenti di 'Jezabel' mi hanno fatto rabbrividire... sopratutto perchè la questione è molto attuale, (anche se nel libro è estrema) la bellezza eterna a tutti i costi... e la superficialità con cui a volte si vivono i rappoprti personali, anche con i figli. Davvero un libro da consigliare, grazie Dani per averlo proposto!!!
L'unica cosa che mancava erano proprio i dolci!!!!!!! a parte ovviamente gli assenti!! Ci vediamo il 29.

Helga ha detto...

Era una discussione molto animata ed interessante, il libro ci ha stimolati tutti moltissimo a riflettere (e a parlare^^).
E’ vero, ho detto che “la protagonista mi sta profondamente antipatica”. Nel senso: l’ho trovata egoista, egocentrica, capace di tutto pur di soddisfare il suo narcisismo… Ma la sua storia è scritta/descritta in maniera stupenda, coinvolgente, convincente, con un linguaggio semplice e allo stesso tempo pieno e ricco.
Mentre leggevo questo libro mi sono ricordata le sensazioni che ho avuto leggendo un altro libro in programma al nostro GDL (già qualche anno fa): “Bel Amì” di G. de Maupassant. Anche in quel romanzo il protagonista è una persona “antipatica”, un orrendo opportunista e arrivista senza scrupoli la cui ambizione di fare carriera e di salire nella “società alta” non si ferma davanti a niente. Anche quel libro era scritto talmente bene che me ne sono innamorata subito. E la stessa cosa mi è successo adesso con “Jezabel”. Che bello!

Maria Teresa ha detto...

A me il libro non ispirava dall'inizio, in più poi ho saputo che non avrei potuto essere presente all'incontro, mi sono lasciata impigrire e non l'ho letto. Il resoconto di Lorena però mi ha incuriosita quindi spero di recuperare al più presto.

renato ha detto...

Non è che Maria Teresa, alla prossima, dovrebbe pagar pegno ?
In effetti è "rea confessa" di non averlo letto... però non era presente al gdl ...
Pegnino va!
Passando al libro; La N. ha estremizzato e romanzato una delle paure più comuni degli esseri umani: quella di invecchiare, ed inevitabilmente, mostrare il deterioramento fisico prima della morte. Nel caso della protagonista è meglio, quasi, morire che apparire vecchia.
Argomento attualisimo; pensate agli istituti di bellezza (per ambo i sessi)nati come funghi negli ultimi decenni, ai trapianti di capelli, alla chirurgia estetica,(si può, addirittura, ritornare vergini a qualsiasi età)!
Tutto ciò perche non si vuole invecchiare.
Ma invecchiare è inevitabile per fortuna. Invecchiare bene invece è un'arte che pochi possiedono...
Renato

Maria Teresa ha detto...

Pegno doppio la prossima volta visto che non leggerò nemmeno Pirandello!!!
Io sono avanti, sto già leggendo Mankell... ;)

Anonimo ha detto...

Vorrei ripetere i miei commenti sullo stile del libro, anche se in realtà abbiamo tutti letto una traduzione. Per me vale molto punto quando si giudica un libro, e non soltanto la storia. (Basta sentire qualcuno bravo raccontare una barzelletta, e poi sentirla raccontato da me!).
Oltre questo, mi era venuto in mente una considerazione ulteriore, cioé che il libro si svolge a Parigi, capitale della moda, dove abitava la scrittrice.
Sappiamo già che la N. e' stata influenzata dalla figura di sua madre, donna egoista, che serve da spunto per il personaggio.
Ma potrebbe anche essere che l'ambiente della moda, famoso per i suoi valori di appunto bellezza, giovinezza, e apparenza, abbia influenzato la N. Sulle strade, nei salotti, nei negozi incontrare di continua donne che pensano e parlano di vestiti, trucco e parrucchiere, certamente mette sotto il lente di ingrandimento questi vizi e superficialità.
Non sono invece d'accordo con Renato che questo tipo di atteggiamento e sistema di valori nascono dal capitalismo (sorry, Renato), ma piuttosto da l'esagerazione di difetti di carattere, che possano evidenziarsi in qualsiasi paese.