Conxa, donna semplice di campagna, ricorda in “Come una
pietra che rotola” la sua dura vita sulle montagne in Catalogna. Una vita che
era sempre dominata dal lavoro; da quando – appena 13enne - Conxa viene mandata dai suoi genitori in un altro paesino,
dagli zii che non hanno figli ma urgente bisogno di un aiuto in casa e in
campagna. E “lavoro” è forse una delle
parole che leggiamo più spesso in questo breve romanzo di Maria Barbal.
Con un linguaggio semplice, quasi spartano, ma allo stesso
tempo forte e ricercato, l’autrice spagnola riesce a dipingere non solo la
storia di una donna, ma di una società in cambiamento, della Spagna della prima
metà del ‘900, agli inizi della dittatura di Franco e della guerra civile che
devasta villaggi e famiglie ...
Conxa, ormai madre di 3 figli, perde il marito per mano dei
franchisti e viene internata. Più tardi, da vecchia, deve lasciare le “sue”
montagne per seguire il figlio a Barcellona, una città con dei ritmi e delle
usanze per lei incomprensibili. (“Io ero
abituata a conoscere quello che vedevo, a parlare di quello che sentivo. Non
conoscevo niente che fosse lontano da Pallarès o Montsent o l’Ermita. Avevo
sentito parlare di Barcellona, del mare, persino di Madrid, del re. Mi sembravano
favole, come quelle che ci raccontava mio padre davanti al fuoco”)
La vita di Conxa viene raccontato in modo quasi “naiv”, la
protagonista spesso non sembra capire cosa le sta succedendo. E secondo la
maggior parte dei partecipanti all’ultimo
incontro del nostro GDL è proprio questo la forza di “Come una pietra che
rotola”. Quasi tutti ricordavano con questa lettura le loro origini contadine, vedevano
nella figura di Conxa anche le loro madri, zie, nonne – nate e cresciute sulle colline piacentine,
in un’epoca in cui la trazione con i buoi e lumini e candele in casa solo molto
piano facevano posto a trattori e macchine, a luce elettrica, televisione, lavatrice e
frigorifero …. E anche la mentalità, questo rassegnarsi al destino e alle
tradizioni locali (solo una volta Conxa si ribella sposandosi con un uomo
non-contadino che aveva delle idee moderne, rivoluzionarie) era una caratteristica della gente “semplice”
di una volta. “La storia è ambientata in Spagna”, diceva una delle partecipanti
durante la discussione del libro, “ma qui da noi, in Italia, non era mica molto
diverso solo alcune generazioni fa!”
Conclusione: anche questo libro è piaciuto a tutti i
presenti al nostro incontro in biblioteca. Anche se io, personalmente, avrei
preferito in molti capitoli una descrizione più lunga e più esplicita dei
sentimenti, dei pensieri e anche delle circostanze socio-politiche. Ma io non
sono figlia di contadini, sono nata e cresciuta in città, e forse per questo mi mancano un po’
l’intuizione immediata e i “ricordi contadini” che le poche pagine (solo 150!) di questo libro hanno svegliato negli altri.
(Helga per il Gruppo di lettura)
Nessun commento:
Posta un commento