La storia
di “Pimpì Oselì” di Elena Gianini Belotti si svolge dagli anni Trenta
all’inizio della guerra ed è ambientata tra Roma ed una valle della provincia
Bergamasca. Racconta di un mondo ostile e chiuso, un mondo prevalentemente contadino in cui le
regole del fascismo, le tradizioni e la religione spesso sono considerati più
importanti dell’affetto umano. E’ una
storia molto dura, ruvida, piena di razzismo nord-sud, di intolleranze verso i
diversi e gli svantaggiati, di violenze fisiche ma molto spesso anche psichiche.
Gli avvenimenti vengono visti attraverso gli occhi di Cecilia, una bimba delle
scuole elementari, che ha una mente critica e indipendente. Soffre tantissimo,
anche e forse soprattutto per colpa di una madre durissima, svuotata della sua
umanità e riempita di regole, moralismi fini a se stessi e religiosità bigotta.
E anche se la bambina deve tenere per sé
ogni sua considerazione, come se fosse qualcosa di vergognoso e sovversivo, riesce
a trovare strategie per mettere in salvo i suoi sentimenti, la sua dignità umana
e la sua voglia di vivere.
Nessuno dei
partecipanti del GDL ha vissuto personalmente gli anni Trenta del secolo scorso
(siamo troppo “giovani”). Ma quasi tutti hanno riconosciuto nel romanzo di
Gianini Belotti i tanti racconti sentiti dalle proprie mamme e/o nonne sulla
loro infanzia e sulla società italiana di quei tempi. E alcuni dei presenti,
anche se nati solo dopo la seconda guerra mondiale, hanno ancora fatto esperienze simili a quelle della
protagonista del libro.
La
discussione era particolarmente vivace per quanto riguardava la figura della
madre di Cecilia. Era veramente una donna crudele, cattiva e violenta? O era
forse “solo” delusa e frustrata, imprigionata dalla miseria e vittima del suo
tempo? E le figure maschili di questo libro? Personaggi deboli (come nel caso
del padre) ma anche violenti (il medico, il maestro, lo zio) e persino di
dubbio atteggiamento (per non usare altri termini) nei confronti dei bambini, come
nel caso del prete giovane che li coccolava “un po’ troppo”...
“Pimpì
Oselì” ha suscitato emozioni nei membri
del nostro GDL come l’hanno fatto pochissimi libri in questi ultimi anni. Quasi
tutti erano contenti di averlo letto, ma nessuno usava il termine “bello”. “E’ un libro che fa soffrire” ha detto una
delle partecipanti. E un’altra: “Non posso dire che me lo sono goduto. Mi è
piaciuto, ma mi ha ucciso”….
Anche il
libro di ottobre è la storia di un’infanzia: “La bambina che diceva sempre di
sì” di Maud Lethielleux.
Buona
lettura!!
(Helga per
il gruppo di lettura)