Complici le brevi giornate invernali, dal mese di novembre
abbiamo deciso di anticipare, per un po’, i nostri incontri alle 20:30.
Nonostante questo, però – e nonostante la mancanza di desserts -, anche questa
volta ci siamo salutati alla solita ora, dopo una discussione alimentata dai
numerosi, varii stimoli suggeriti da Danny
l’eletto di Chaim Potok, scrittore e rabbino statunitense di origini
polacche.
Il romanzo, edito per la prima volta nel 1967 con un
cospicuo successo commerciale, può definirsi un racconto di formazione con al
centro Danny e Reuven, e si basa su vicende autobiografiche.
Entrambi sono figli di rabbini, ma il padre del primo è un chassid che vorrebbe, come da
tradizione, trasmettere a Danny la carica religiosa, pur intuendone la
straordinaria intelligenza e l’interesse per discipline goy come la psicanalisi.
La narrazione si apre con una partita di baseball che li
vede, tredicenni, schierati su fronti opposti, quasi nemici: lo sport si fa
veicolo di estreme tensioni religiose, soprattutto per Danny, che non senza una
dose di premeditazione ferisce Reuven a un occhio.
L’amicizia che si svilupperà inaspettatamente da questo
evento attraverserà l’intera adolescenza dei protagonisti e, soprattutto per
Danny, accompagnerà una progressiva presa di coscienza rispetto al proprio
ambiente.
Nonostante il romanzo risulti appesantito da varie
digressioni storiche e religiose, mantiene uno stile asciutto ed efficace nel
ritrarre i personaggi e nel trasmetterne l’intensità emotiva – su entrambi i
punti, siamo stati unanimi, per poi confrontarci con passione su altri aspetti.
Qualcuno trova incomprensibile ed ingiustificabile una
chiusura come quella del rabbino Saunders, altri hanno fatto notare che il
costume dell’obbedienza non era una cosa rara, a prescindere dalla religione,
fino a non molti anni fa; Elaine ha arricchito il proprio commento di lettrice
con le esperienze vissute nell’infanzia a Brooklyn, mentre Patrizia ha potuto
ricollegarsi alle origini ebraiche della propria famiglia.
Il finale del romanzo è forte, quasi spiazzante e,
personalmente, mi ha fatto versare non poche lacrime.
(testo: Claudia, membro del
Gruppo di lettura CoLibri)
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