Con “ I tamburi della pioggia” di Ismail Kadarè abbiamo
iniziato un mini-ciclo di letteratura albanese.
Il romanzo storico di Kadarè è ambientato nella metà del 15°
secolo. Ci racconta alcuni mesi della sanguinosa guerra che i Turchi del
potentissimo Impero ottomano combatterono contro il piccolo popolo dell’Albania,
e anche del ruolo che il leggendario generale Scanderbeg (il cui nome vero era
Giorgio Castriota) aveva nella difesa della capitale del paese.
L’argomento “guerra” forse non era nelle corde di tutti i
membri del nostro GDL. Ma quelli che avevano letto il romanzo di Ismail Kadarè (la
sottoscritta inclusa) hanno trovato la narrazione “molto interessante”, “coinvolgente”,
“affascinante dalla prima all’ultima pagina” (per citare solo alcune voci).
Quello che ha impressionato erano soprattutto le descrizioni
della tattica e logica guerresca di quasi 600 anni fa che nella loro perfidia
ci sono sembrati quasi “moderni” : attacchi con super-cannoni sempre più grandi, lanci di topi infetti di peste, interruzione
dell’acqua potabile, stupri e violenze carnali contro delle donne “nemiche” ecc.
Pur essendo albanese Kadarè ha scelto di descrivere l’assedio
turco della cittadella in modo quasi “neutrale”, con gli occhi dei soldati
ottomani e del cronista e storico della spedizione, Mevla Celebi. Il cronista era
partito con l’enorme esercito ottomano per descrivere l’arte e la bellezza
della guerra, ma alla fine non riesce a trovare le parole giuste per la
crudeltà di questo assedio.
Solo all’inizio di ogni capitolo c’è un brevissimo passaggio
in cui un albanese ci aggiorna sullo sviluppo della situazione. Ci narra della
tenacia e strenua difesa della propria indipendenza
e libertà da parte degli assaliti e anche
come mano a mano da una “facile vittoria” turca si viene a delineare una
clamorosa disfatta annunciata dai tamburi della pioggia .
Il nostro giudizio: Il romanzo di Ismail Kadarè ci aiuta a capire la storia, ma anche molte
delle tragedie belliche dei nostri tempi. Da leggere!
Prossimo libro, di cui parleremo a fine ottobre: “La mano
che non mordi” dell’autrice albanese Ornela Vorpsi.
(Helga, membro del Gruppo di lettura “CoLibri”)
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